Vai al contenuto

Partita IVA e Lavoro Dipendente: È Possibile?

Domande frequenti

Posso aprire una partita IVA se sono già un lavoratore dipendente?

Sì, in Italia la legge non vieta ai lavoratori dipendenti di aprire una partita IVA, ma è necessario verificare alcune condizioni.
Devi controllare se nel tuo contratto sono presenti clausole di esclusività o non concorrenza, che potrebbero impedirti di svolgere attività autonome. Inoltre, devi assicurarti che la tua attività con partita IVA non crei un conflitto di interessi con il datore di lavoro.

Non sempre. Se il contratto di lavoro non prevede espressamente divieti, non sei obbligato a chiedere l’autorizzazione.
Tuttavia, per evitare contestazioni o sanzioni disciplinari, è fortemente consigliato informare il datore di lavoro.
Nel settore pubblico, invece, l’autorizzazione è quasi sempre obbligatoria e regolata dal D.Lgs. 165/2001.

In linea generale no, a meno che non rientrino in casi specifici:

  • Part-time fino al 50% dell’orario pieno;

  • Insegnanti, infermieri, revisori contabili o collaboratori editoriali con attività compatibili;

  • Attività intellettuali (non artigianali o commerciali) e non in concorrenza con l’ente pubblico.

In ogni caso, l’autorizzazione dell’amministrazione di appartenenza è obbligatoria.

Tra i principali vantaggi:

  • Diversificazione del reddito: puoi integrare lo stipendio con attività extra;

  • Tassazione agevolata se rientri nel regime forfettario (imposta sostitutiva al 15% o 5%);

  • Crescita professionale: sviluppi nuove competenze utili anche nel lavoro dipendente;

  • Maggiore autonomia nella gestione dei progetti e del tempo libero.

Sì, ma solo se nell’anno precedente il reddito da lavoro dipendente non ha superato i 30.000 euro (e il rapporto di lavoro è ancora attivo).
Se il lavoro dipendente è cessato, il limite non si applica.
Il riferimento normativo è la Legge n. 190/2014, che disciplina il regime forfettario.

Puoi incorrere in sanzioni disciplinari o licenziamento per giusta causa.
L’articolo 2105 del Codice Civile impone al lavoratore l’obbligo di fedeltà e riservatezza, che vieta di svolgere attività in concorrenza diretta o di divulgare informazioni riservate dell’azienda.
È fondamentale scegliere un’attività non in conflitto con quella del datore di lavoro.

I costi iniziali sono generalmente contenuti:

  • Consulenza iniziale: circa 100–200 €;

  • Iscrizione alla Camera di Commercio (se prevista): 50–100 €;

  • Gestione contabile annuale: 500–2000 € in base al regime scelto.
    A questi vanno aggiunti i contributi previdenziali INPS o quelli della cassa professionale (dal 24% circa sul reddito imponibile o contributi fissi per artigiani e commercianti).

Dovrai presentare il Modello Redditi PF e sommare:

  • I redditi da lavoro dipendente (già tassati con ritenuta alla fonte);

  • I redditi da attività autonoma, tassati in base al regime fiscale scelto (forfettario o ordinario).

L’imposta complessiva può aumentare se il reddito totale ti colloca in scaglioni IRPEF più alti. Per questo è utile pianificare la gestione fiscale con un consulente del lavoro.

Solo se non esiste concorrenza diretta con il datore di lavoro e se il contratto lo consente. Ad esempio, un consulente informatico dipendente di un’azienda può offrire servizi in altri ambiti (es. formazione o assistenza tecnica) ma non può vendere software concorrenti.

Assolutamente no.
L’attività autonoma deve essere svolta fuori dall’orario lavorativo, per evitare violazioni contrattuali e possibili sanzioni.
Svolgere lavoro autonomo durante l’orario retribuito dal datore costituisce inadempienza disciplinare.

Dipende dal tipo di attività:

  • Gestione Separata INPS: per attività senza cassa professionale (aliquota intorno al 26%);

  • Cassa professionale: per iscritti ad albi (avvocati, ingegneri, architetti, ecc.);

  • Gestione Artigiani o Commercianti: contributi fissi annuali più una percentuale sul reddito oltre una soglia.

I contributi da lavoro dipendente e quelli da attività autonoma non si compensano.

  1. Verifica il contratto di lavoro e l’assenza di vincoli (esclusività, non concorrenza).

  2. Eventualmente richiedi l’autorizzazione al datore o all’amministrazione pubblica.

  3. Scegli il codice ATECO dell’attività autonoma.

  4. Decidi il regime fiscale (forfettario o ordinario).

  5. Apri la partita IVA online sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

  6. Iscriviti all’INPS o alla cassa di categoria per i contributi.

  7. Affidati a un consulente del lavoro per la gestione fiscale e previdenziale.

In breve

Aprire una partita IVA mentre si è ancora lavoratori dipendenti è una possibilità sempre più considerata da chi desidera aumentare il proprio reddito, mettersi in gioco con un’attività parallela o avviare un progetto personale. Tuttavia, dietro a questa scelta si nascondono regole precise, vincoli contrattuali e implicazioni fiscali che non possono essere ignorati.

In Italia, infatti, la normativa sul lavoro e la tassazione dei redditi è complessa: è importante evitare errori che possono tradursi in sanzioni, conflitti di interesse o perdita del posto di lavoro. Per questo motivo, è necessario prima comprendere quando è davvero possibile aprire una partita IVA da dipendente, in quali casi serve l’autorizzazione del datore di lavoro e come gestire al meglio gli aspetti fiscali e previdenziali.

In questa guida troverai tutte le informazioni necessarie per valutare in modo consapevole se aprire la partita IVA mentre sei ancora dipendente può essere conveniente, sicuro e compatibile con la tua situazione professionale.
Analizzeremo insieme:

✔ Contenuti revisionati da Consulenti del Lavoro professionisti
Ultimo aggiornamento:

È possibile aprire una partita IVA da dipendente? Ecco cosa dice la legge

Secondo la normativa esiste la possibilità per un lavoratore dipendente di aprire una partita IVA in Italia. In generale, la legge non vieta ai lavoratori dipendenti di aprire una partita IVA, ma ci sono alcune condizioni e limitazioni da considerare. Non esiste una legge specifica che proibisca ai lavoratori dipendenti di aprire una partita IVA, ma è necessario rispettare le normative generali del diritto del lavoro e le clausole specifiche del proprio contratto.

donna lavora al pc

Soprattutto i dipendenti del settore privato possono aprire una partita IVA e svolgere un’attività autonoma, purché non vi siano clausole specifiche nel loro contratto di lavoro che lo vietino. Per i dipendenti pubblici, invece, la normativa è più restrittiva.

Il D.Lgs. 165/2001, che disciplina il lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche, vieta ai dipendenti pubblici di svolgere altre attività lavorative autonome, a meno che non siano specificamente autorizzate dall’amministrazione di appartenenza.

Obblighi, clausole e requisiti per aprire la partita IVA da dipendente

Prima di aprire la tua Partita IVA mentre sei ancora dipendente, verifica questi passaggi fondamentali per evitare sanzioni, conflitti contrattuali o errori fiscali.

  1. Controlla il tuo contratto di lavoro

    Esamina attentamente il contratto per verificare se sono presenti clausole di esclusività o di non concorrenza che potrebbero limitare l’avvio di un’attività autonoma. In caso di dubbi, chiedi sempre l’autorizzazione scritta al datore di lavoro.

  2. Rispetta l’obbligo di fedeltà previsto dal Codice Civile

    L’articolo 2105 del Codice Civile impone al lavoratore di mantenere la riservatezza sulle informazioni aziendali e di evitare qualsiasi attività in concorrenza con l’impresa. Violare questo obbligo può comportare sanzioni disciplinari o licenziamento.

  3. Evita conflitti di interesse

    Anche se il tuo contratto non vieta esplicitamente altre attività, assicurati che la tua nuova impresa o collaborazione non entri in concorrenza diretta con quella del datore di lavoro e che non interferisca con le tue mansioni o performance lavorative.

  4. Verifica gli aspetti fiscali

    La Partita IVA comporta obblighi fiscali specifici. Potrai scegliere il regime forfettario (agevolato e con imposta sostitutiva del 15% o 5%) oppure il regime ordinario. In entrambi i casi, dovrai dichiarare sia i redditi da lavoro dipendente che quelli derivanti dall’attività autonoma nel Modello Redditi PF.

  5. Valuta i contributi previdenziali

    A seconda del tipo di attività, potresti dover versare contributi aggiuntivi oltre a quelli da dipendente. Se la tua professione non prevede una cassa dedicata, dovrai iscriverti alla Gestione Separata INPS. Per professionisti iscritti ad albi (architetti, avvocati, ingegneri, ecc.), l’iscrizione avviene alla cassa previdenziale di categoria.

dubbi su come gestire la tua doppia posizione da dipendente e titolare di partita IVA?

Partita IVA e Lavoro Dipendente Pubblico: Eccezioni e Autorizzazioni

Se sei un dipendente pubblico, le normative che regolano la possibilità di aprire una partita IVA sono più restrittive rispetto a quelle per i dipendenti privati.

In generale, i dipendenti pubblici non possono esercitare attività autonome se non in specifiche condizioni. Questo per evitare conflitti di interesse e garantire che i dipendenti pubblici si dedicano pienamente al loro ruolo. Quali sono le eccezioni?

Regole pratiche per i dipendenti pubblici che vogliono aprire una partita IVA

Per chiarire meglio le regole illustrate sopra, ecco un riepilogo utile per comprendere rapidamente cosa è consentito e cosa no ai lavoratori pubblici che intendono aprire una partita IVA.

  1. Attività generalmente non consentite

    I dipendenti pubblici non possono di norma avviare attività commerciali o artigianali, come negozi, e-commerce, ristoranti o lavori manuali. Queste attività sono considerate incompatibili con il ruolo pubblico.

  2. Attività intellettuali ammesse

    È generalmente possibile svolgere attività professionali autonome (avvocato, medico, architetto, ingegnere, consulente), purché non creino conflitti con l’incarico pubblico e, se necessario, previa autorizzazione dell’amministrazione.

  3. Dipendenti part-time

    Chi lavora con un contratto part-time non superiore al 50% può, in molti casi, ottenere l’autorizzazione per un’attività autonoma compatibile, purché non interferisca con i doveri di servizio.

  4. Verifica sempre con l’amministrazione

    Ogni ente può avere regole interne differenti. Prima di aprire la partita IVA, verifica con l’ufficio del personale o chiedi il parere di un consulente del lavoro per evitare sanzioni o incompatibilità.

Aprire una partita IVA da dipendente: tutti i vantaggi principali

Aprire una partita IVA mentre sei dipendente può sembrare complesso, ma in realtà offre numerosi vantaggi concreti, sia dal punto di vista economico che professionale. Molti lavoratori scelgono questa strada per integrare il proprio reddito e ottenere una maggiore indipendenza finanziaria, sfruttando competenze già acquisite o sviluppandone di nuove in un ambito parallelo.

Il primo grande beneficio è la diversificazione delle entrate.

lavoratore dipendente e con partita iva sorridente

Avere una seconda fonte di reddito attraverso un’attività autonoma ti permette di integrare lo stipendio fisso e ridurre la dipendenza economica da un solo datore di lavoro. In un contesto incerto come quello attuale, disporre di più fonti di guadagno può effettivamente dare una maggiore stabilità economica e una migliore gestione delle spese personali o familiari.

Ma i vantaggi non sono solo economici. Gestire una partita IVA come dipendente ti consente di accrescere la tua esperienza professionale, imparare a gestire clienti, preventivi e progetti, e sviluppare competenze trasversali che possono tornarti utili anche nel tuo impiego principale.
Questa doppia esperienza — da dipendente e da autonomo — rende il tuo profilo più versatile e competitivo, ampliando le possibilità di crescita futura.

Un altro vantaggio importante riguarda la tassazione agevolata.
Come già spiegato, rientri nei requisiti stabiliti dalla legge, puoi scegliere di operare in regime forfettario, che prevede un’imposta sostitutiva ridotta e una gestione contabile semplificata.

Quindi, aprire una partita IVA da dipendente può offrirti maggiore libertà economica, crescita personale e nuove opportunità professionali, purché tu gestisca correttamente gli obblighi contrattuali e fiscali previsti dalla legge.

Regime forfettario per lavoratori dipendenti: requisiti e vantaggi

Il regime forfettario è un regime agevolato che offre semplificazioni contabili e un’imposta sostitutiva più leggera rispetto al regime ordinario IRPEF. È pensato per chi ha un’attività con ricavi/compensi contenuti e desidera minimizzare oneri amministrativi.

Il regime forfettario può essere molto vantaggioso per un lavoratore dipendente che vuole avviare un’attività autonoma, perché consente di avere una seconda fonte di reddito con meno burocrazia e tassazione relativamente modulata.

Quali sono però i requisiti per accedere a questo regime se si è dipendente privato? Negli ultimi aggiornamenti normativi, ci sono novità importanti da tenere in considerazione:

Note pratiche per la verifica del limite

Riepilogo sintetico delle regole aggiornate al 2025 per la verifica della soglia di reddito nel regime forfettario.

Situazione Indicazioni pratiche
Compensi arretrati I compensi arretrati soggetti a tassazione separata non vanno conteggiati nel calcolo della soglia dei redditi da lavoro dipendente.
Premi di risultato I premi di risultato da contratti collettivi, se assoggettati a imposta sostitutiva del 10%, devono essere inclusi nel calcolo della soglia di reddito da lavoro dipendente.
Cessazione del rapporto di lavoro Se il rapporto di lavoro è cessato nell’anno precedente, la soglia di 35.000 € (per il 2025) non si applica, purché non siano percepiti altri redditi assimilati.

Partita IVA e lavoro dipendente: chi paga più tasse e come si calcolano

Quando hai sia un lavoro dipendente sia una partita IVA, i redditi si sommano e vengono tassati secondo le regole del regime scelto per l’attività autonoma e dell’IRPEF per il lavoro dipendente.

Come abbiamo già detto, ci sono principalmente due regimi fiscali per chi apre una partita IVA: il regime ordinario e il regime forfettario. Con il primo, i redditi vengono tassati con le aliquote IRPEF progressive, che aumentano con l’aumentare del reddito. Con il secondo, paghi un’imposta sostitutiva unica del 15%.

partita iva e lavoro dipendente tasse

 

Il regime forfettario, invece, è un sistema agevolato e semplificato pensato per i piccoli imprenditori, professionisti e freelance. In questo caso, non si applicano le aliquote IRPEF progressive, ma un’unica imposta sostitutiva pari al 15%, ridotta al 5% per i primi cinque anni di attività, se si rispettano determinati requisiti di legge.

Per quanto riguarda lo stipendio da dipendente, non devi fare nulla in prima persona: le tasse vengono trattenute automaticamente dal datore di lavoro, che agisce come sostituto d’imposta. In pratica, è lui che calcola e versa le imposte (IRPEF, addizionali comunali e regionali) direttamente allo Stato.
Questa modalità è chiamata “ritenuta alla fonte” e ti consente di ricevere uno stipendio già “netto”, cioè al netto delle tasse dovute.

Se però hai anche una partita IVA, la situazione cambia: dovrai presentare ogni anno il Modello Redditi Persone Fisiche (PF) per dichiarare tutti i redditi insieme — sia quelli derivanti dal lavoro dipendente sia quelli prodotti dalla tua attività autonoma. Questo serve per calcolare il reddito complessivo, verificare la corretta applicazione delle imposte e determinare eventuali acconti o conguagli.

Oltre alle imposte, dovrai versare anche i contributi previdenziali legati alla tua attività con partita IVA, che sono separati da quelli già versati tramite il datore di lavoro. Il tipo e la percentuale dei contributi dipendono dal tipo di attività che svolgi e dal tuo inquadramento previdenziale. 

Gli importi precisi vengono aggiornati annualmente con apposite circolari INPS, ma mediamente la contribuzione totale si aggira intorno al 24–25% del reddito imponibile, oltre ai contributi fissi minimi.

A questo punto, dopo aver visto come vengono gestite le tasse e i contributi nei due casi, è normale chiedersi se convenga davvero aprire una partita IVA mentre si ha già un lavoro dipendente. In altre parole: chi paga di più tra un dipendente e un lavoratore autonomo?

La risposta non è univoca, perché tutto dipende dal tipo di regime fiscale scelto, dal livello di reddito e dai contributi da versare. Tuttavia, ci sono alcune considerazioni generali che possono aiutarti a farti un’idea chiara.

In linea generale:

Nota pratica

Se cumuli stipendio e redditi da attività autonoma, il tuo reddito complessivo può farti salire di scaglione IRPEF, aumentando l’imposizione sui redditi tassati a scaglioni (nel regime ordinario). Nel regime forfettario, invece, l’imposta sulla parte autonoma resta sostitutiva e non si somma ai redditi da lavoro dipendente — salvo altri effetti collaterali come acconti o variazioni nelle detrazioni.

Approfondimento — Esenzione dai contributi fissi INPS

Tutto quello che devi sapere sull’esenzione per chi è dipendente e apre una partita IVA (commercianti/artigiani e professioni con cassa).

Come aprire una partita IVA se sei già dipendente: guida pratica passo per passo

Aprire una partita IVA mentre sei dipendente è possibile, ma richiede alcune verifiche preliminari per evitare errori o sanzioni. La procedura non è complicata, ma è fondamentale seguire i passaggi nell’ordine giusto e con la giusta attenzione ai dettagli contrattuali e fiscali.

Segui questi 5 passaggi fondamentali per evitare errori, rispettare le regole contrattuali e avviare la tua attività autonoma in modo sicuro e conforme.

  1. Controlla il tuo contratto di lavoro

    Leggi con attenzione il tuo contratto di lavoro e verifica se include clausole di esclusività (che vietano altri impieghi) o clausole di non concorrenza (che impediscono attività simili a quella del datore di lavoro).
    Evita sempre conflitti di interesse: ad esempio, se lavori in un’agenzia di comunicazione, non offrire servizi agli stessi clienti del tuo datore di lavoro.

  2. Informare (o chiedere l’autorizzazione) al datore di lavoro

    Non c’è un obbligo legale generale di informare il datore di lavoro dell’apertura della partita IVA, a meno che non sia previsto dal contratto. Tuttavia, farlo è sempre una scelta saggia per trasparenza e tutela.
    Comunicare l’attività dimostra correttezza e rispetto dell’art. 2105 del Codice Civile sull’obbligo di fedeltà del lavoratore.

  3. Scegli il regime fiscale più adatto

    Valuta il regime fiscale che meglio si adatta al tuo caso:

    • Regime forfettario: ideale per chi inizia, con imposta sostitutiva del 15% (o 5% per i primi 5 anni) e contabilità semplificata.
    • Regime ordinario: prevede la tassazione IRPEF a scaglioni, ma consente di dedurre le spese reali.

    La scelta dipende dal tipo di attività, dai ricavi previsti e dal reddito da lavoro dipendente.

  4. Apri la partita IVA online

    Puoi procedere in due modi:

    • Online, tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate, compilando il modello AA9/12.
    • Di persona, presso un ufficio territoriale o tramite un consulente del lavoro.

    Dovrai indicare:

    • I tuoi dati anagrafici e di contatto;
    • Il codice ATECO che identifica la tua attività;
    • Il regime fiscale scelto.

    Se non hai una cassa previdenziale di categoria, iscriviti alla Gestione Separata INPS e versa i contributi in base ai redditi (aliquota 26,07% nel 2025, o 24% se già assicurato altrove).

  5. Rispetta orari e compatibilità con il lavoro dipendente

    Svolgi l’attività autonoma solo fuori dall’orario di lavoro dipendente. Operare durante le ore contrattuali può comportare sanzioni disciplinari o licenziamento.
    Mantieni una chiara distinzione tra i due ruoli per garantire produttività, trasparenza e serenità nella gestione di entrambe le attività.

Nota di cautela: se l’attività autonoma è svolta per un solo cliente e segui orari, direttive o modalità tipiche del lavoro subordinato, potresti rientrare nei casi di “falsa partita IVA”. Prima di procedere, leggi la guida per riconoscerne i segnali e tutelarti.

Alternative alla Partita IVA: Come Lavorare Legalmente Senza Aprirla

Se stai iniziando un’attività in modo saltuario o con compensi contenuti, la normativa italiana prevede alcune alternative alla partita IVA. Apri le sezioni per scoprire quando e come puoi usarle (sempre nel rispetto dei limiti vigenti).

Nota pratica: se le collaborazioni diventano abituali o superi i tetti previsti, potrebbe scattare l’obbligo di aprire la partita IVA. In caso di dubbi, confrontati con un consulente del lavoro.

Consulenza Professionale per Aprire la Partita IVA da Dipendente

I nostri esperti possono accompagnarti passo dopo passo — dalla verifica del contratto all’apertura della partita IVA — aiutandoti a scegliere il regime fiscale più vantaggioso e a gestire correttamente tutti gli aspetti contributivi e burocratici.

Un supporto professionale fin dall’inizio ti permette di evitare errori e di sfruttare al massimo i benefici della doppia attività.

Contatta un consulente del lavoro

Quanto costa aprire una partita IVA da dipendente

A seconda della specifica situazione lavorativa, aprire la p.iva richiederà alcuni costi.

Aggiornato 2025

Costi una tantum (all’inizio)

  • Apertura Partita IVA: gratis all’Agenzia delle Entrate (con professionista: di solito 100–200 €).
  • Camera di Commercio (solo imprese/artigiani/commercianti): bolli e diritti ~50–120 €.
  • Dotazioni digitali (se utili): PEC 5–30 €/anno, firma digitale 30–60 €/anno.

Costi ricorrenti (ogni anno)

  • Consulente/Commercialista: in media 500–2.000 €/anno (dipende da volumi e regime).
  • Fatturazione elettronica: obbligatoria anche per i forfettari; portale AE gratuito o software (~0–150 €/anno).
  • Imposta di bollo: 2 € su fatture senza IVA oltre 77,47 € (versamento trimestrale).

Contributi previdenziali — Gestione Separata Professionisti

  • Aliquota 26,07% sul reddito.
  • 24% se pensionato o già assicurato in altra gestione.
  • Versamento in base ai redditi (minimali/massimali INPS).

Contributi previdenziali — Artigiani/Commercianti Impresa

  • Fissi minimi annui: circa 4,5 mila €.
  • Oltre 18.555 € di reddito: percentuale aggiuntiva 24% (artigiani) / 24,48% (commercianti).
  • Eccezione utile: se il lavoro dipendente è prevalente (tempo/reddito), in molti casi puoi evitare i “fissi” (verifica con INPS).

Imposte — Regime forfettario

  • Imposta sostitutiva 15% (o 5% per i primi 5 anni se hai i requisiti).
  • Permanenza con ricavi fino a 85.000 €.
  • Semplificazioni contabili; niente liquidazioni IVA periodiche.

Imposte — Regime ordinario

  • IRPEF a 3 scaglioni (dal 2025): 23% (fino a 28.000 €), 35% (28–50.000 €), 43% (oltre 50.000 €).
  • Più adempimenti (IVA, registri, liquidazioni) ma deduzione delle spese reali.
!

Attenzione

Le cifre in questa sezione sono stime orientative aggiornate al 2025 e possono variare in base a normativa, territorio e situazione personale.

Per un calcolo personalizzato: [email protected]

Conviene davvero aprire la partita IVA se sei già dipendente?

Non esiste una risposta uguale per tutti: dipende dal tipo di attività, dal regime fiscale a cui puoi accedere, dai contributi e da come lavori.

Se offri servizi ad alto margine (consulenza, digitale, formazione), hai più clienti e puoi rientrare nel regime forfettario, la partita IVA come “seconda gamba” di solito conviene: l’imposta è semplice, la burocrazia è leggera e il netto può essere interessante. Se poi il lavoro dipendente resta prevalente, spesso (nei casi di impresa artigiana/commerciale) non scattano i contributi fissi: anche questo aiuta la convenienza.

Conviene poco o per nulla quando l’attività ha margini bassi o incassi saltuari, se devi iscriverti come artigiano/commerciante con contributi fissi che pesano a prescindere dal fatturato, oppure se lavori per un solo cliente con tempi e modalità da dipendente (oltre a essere poco conveniente, rischi la “falsa partita IVA”). Attenzione anche al cumulo dei redditi: in regime ordinario può farti salire di scaglione IRPEF e ridurre il vantaggio.

🧭 3 Domande per Decidere

  • Hai margini e un minimo di clienti ricorrenti?
  • Puoi stare in forfettario (requisiti ok)?
  • Il lavoro dipendente resta prevalente (possibile esonero “fissi”)?
  • Eviti il monocommittente?

Se rispondi “sì” a 3/4, di solito conviene aprirla. In caso contrario, valuta alternative o rimanda.

Vuoi un calcolo di convenienza con i tuoi numeri?

Richiedi una valutazione gratuita

Indice: Partita IVA e Lavoro Dipendente: È Possibile?

Argomento: Partita IVA e Lavoro Dipendente: È Possibile?

  • aprire partita iva per lavoratore dipendente
  • partita iva e lavoro dipendente
  • lavoratore dipendente e partita iva
  • avere partita iva e lavorare come dipendente
  • lavoro da dipendente e partita iva
  • lavoro dipendente e partita iva
  • lavoro dipendente e partita iva conviene
  • lavorare con partita iva e come dipendente

Temi Correlati a: Partita IVA e Lavoro Dipendente: È Possibile?

Vuoi ricevere le novità del settore?
Per maggiori informazioni sul trattamento dati personali ti invitiamo a consultare la nostra Privacy.
Invia una mail