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Previdenza Sociale

Previdenza Sociale: cos’è?

La Previdenza Sociale è una forma assistenziale a tutela delle persone (lavoratori e non) che a causa di determinate situazioni conseguenti alla menomazione o alla perdita della capacità lavorativa possono essere assistite.
Possiamo quindi considerare la Prestazione Sociale come l’insieme di tutte le attività volte ad erogare servizi (gratuiti o a pagamento) o prestazioni economiche utili ad affrontare situazioni di bisogno in un determinato momento.

A chi spetta il diritto della previdenza sociale?
Essa è rivolta a chiunque (lavoratori e non) che si trovi in stato di necessità.

Chi ha la gestione della previdenza sociale?

In Italia l’Ente previdenziale che si occupa della previdenza sociale ed eroga le pensioni è l’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale). L’INPS è un’ Ente pubblico non economico che eroga servizi. Esso viene controllato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dal Ministero del Tesoro.
Gestisce le posizioni contributive dei lavoratori dipendenti del settore privato e pubblico e lavoratori autonomi.

Da chi viene finanziata la previdenza sociale?

Essa viene finanziata dal Fisco attraverso il versamento dei contributi dei lavoratori subordinati, dei datori di lavoro, dei lavoratori autonomi e dei liberi professionisti.

Quali sono i fornitori che pagano le prestazioni previdenziali?

I principali Enti che pagano le prestazioni sociali sono gli Enti Previdenziali (l’INPS, INPGI e l’ ENPALS) . e i Fondi Pensionistici privati. Essi erogano un’ insieme di prestazioni che comprende, oltre a quelle previdenziali, anche un certo quantitativo di prestazioni assistenziali e sanitarie.

Quali sono le prestazioni previdenziali?

Si considerano le pensioni dirette di vecchiaia e di invalidità che spettano una volta raggiunti limiti d’età, di anzianità contributiva oppure per limitazioni di capacità lavorative.
In caso di decesso del titolare avente diritto alla suddetta prestazione sociale, la pensione viene erogata ai familiari superstiti.

Quali sono i contributi previdenziali e assistenziali?

I contributi previdenziali ed assistenziali sono delle somme di denaro che vengono versate per pagare le prestazioni pensionistiche e tutte le altre prestazioni previdenziali ed assistenziali (in caso di malattia, infortuni sul lavoro, maternità, disoccupazione, pensione, ecc.) a cui tutti i lavoratori hanno diritto.

Quali sono le pensioni previdenziali?

Si tratta quindi di erogazioni di due nature:

  1. natura previdenziale: rientrano in questa categoria la pensione di anzianità e vecchiaia, pensionamento anticipato e pensione di inabilità
  2. natura assistenziale: rientrano in quest’altra categoria la pensione di invalidità civile, la pensione ed assegno sociale per indennità di accompagnamento di disabili, invalidi civili , ciechi e sordomuti

La loro erogazione quindi è soggetta a limiti di reddito che debbono costantemente essere rispettati (annualmente verificati).

Vedi Anche:  Assunzione con reddito di cittadinanza

Pensione di Vecchiaia, quali sono i requisiti?

La pensione di vecchiaia è un trattamento pensionistico erogato al compimento di una determinata età, la cosiddetta età pensionabile per il 2022 è fissata a 67 anni (stabile quindi rispetto all’ultimo triennio) per tutte le categorie di lavoratori, vale a dire uomini e donne, dipendenti e autonomi.

La pensione di vecchiaia si raggiunge quindi al compimento dei 67 anni per chi ha versato almeno 20 anni di contributi.

La regola di base prevede il versamento di un minimo di 20 anni di contributi (sono considerate le settimane lavorative pari a 52 in un anno), maturando così il diritto alla pensione.

Ne hanno diritto tutti i lavoratori autonomi e dipendenti sia del settore privato che pubblico, con almeno 20 anni di contribuzione e aver cessato l’attività lavorativa dipendente in Italia e all’estero.

Secondo quanto previsto dalle leggi 2022, non esiste una pensione per chi non ha mai lavorato e quindi versato i contributi ma ci sono delle prestazioni assistenziali che si possono avere anche senza aver mai lavorato.

Il doppio requisito dei 67 anni e 20 anni di contribuzione è valido in linea generale, ma ci sono delle eccezioni, in particolare:

per tutti coloro che non hanno il requisito dei 20 anni di contributi è possibile avere la pensione di vecchiaia “contributiva” a 71 anni a fronte del versamento di 5 anni contributivi (non compresi i contributi figurativi).

per chi ha diritto alla pensione di vecchiaia tramite totalizzazione, vale a dire “totalizzando” i contributi versati nel corso della propria vita lavorativa i contributi versati a più gestioni (Casse di Previdenza dei liberi professionisti comprese), il requisito anagrafico “scende” a 66 anni di età.
Va però ricordato, che tra il diritto alla pensione e l’erogazione del primo assegno intercorrere comunque una finestra di ben 18 mesi.

La Pensione di Anzianità (sostituita dalla Pensione Anticipata)

La pensione di anzianità non esiste più. In passato era stabilita con il requisito a 35 anni di contributi e requisito anagrafico in ultimo pari a 62 anni o 40 anni di contributi.

Era stata introdotta , in origine, per permettere al lavoratore che avesse raggiunto una certa anzianità contributiva di andare in pensione a prescindere dall’età, è stata infatti in un primo momento modificata nel 2004 con l’introduzione di requisiti aggiuntivi rispetto a quello contributivo e quindi del tutto “pensionata” dalla riforma Monti-Fornero che l’ha sostituita con la pensione anticipata, che consente comunque al lavoratore di andare in pensione prima della soglia anagrafica prevista dalla pensione di vecchiaia a fronte di un certo numero di contributi.

Vedi Anche:  Trattamento Integrativo

La pensione anticipata

La Pensione anticipata , introdotta dalla riforma Monti- Fornero, si può definire come quella prestazione previdenziale che si può beneficiare con il requisito di natura contributiva, a prescindere dall’età.

Ciò significa che è possibile andare in pensione prima dei 67 anni richiesti dalla pensione di vecchiaia (da qui, il nome di “anticipata”), a condizione di aver accumulato un certo numero di contributi.

In particolare, dall’1 gennaio 2019, e così anche per il 2022, spetta:

ai lavoratori uomini (dipendenti o autonomi) con almeno 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva, a prescindere dall’età anagrafica;

alle lavoratrici donne, con almeno 41 anni e 10 mesi di anzianità contributiva, a prescindere dall’età anagrafica.

A differenza di quanto non accada con la pensione di vecchiaia, persiste dunque in questo caso una differenza nei requisiti tra i due sessi.

La pensione anticipata contributiva

Oltre a poter ottenere la pensione al raggiungimento dell’anzianità contributiva dei 42 anni (41 per le donne) e 10 mesi richiesti, i lavoratori che hanno aperto la propria posizione contributiva dopo il 31 dicembre 1995 hanno la possibilità di ottenere il trattamento anticipato al compimento dei 64 anni di età, requisito quest’ultimo sempre soggetto ad adeguamento alla speranza di vita.

Premesso che il trattamento decorre in questo caso senza che sia prevista alcuna finestra, due le ulteriori condizioni che è tuttavia necessario soddisfare:

almeno 20 anni di contributi effettivi accreditati (ai fini del computo si considerano cioè come validi i soli contributi obbligatori, volontari o da riscatto, mentre vengono ad esempio “scartati” i contributi accreditati figurativamente per disoccupazione, malattia e/o prestazioni equivalenti);

aver maturato un assegno pensionistico di importo mensile pari o superiore a 2,8 volte quello dell’assegno sociale (468,10 euro x 2,8 = 1.310,68 euro per il 2022).

Quali ulteriori scivoli o possibilità per anticipare la pensione?

Una serie di opzioni ulteriori consentono poi di anticipare la pensione rispetto all’età pensionabile a oggi prevista con modalità e requisiti diversi rispetto a quelli previsti per la pensione anticipata.
Di seguito si riportano le principali:

Quota 100 e Quota 102:

Rappresenta un’ alternativa sperimentale introdotta dal D.L. 4/2019. La Quota 100 ha consentito il pensionamento anticipato ai lavoratori con 62 anni di età e dei 38 di contribuzione, a condizione di aver maturato il doppio requisito entro il 31 dicembre 2021.
Dopo il triennio di sperimentazione tra il 2019 e il 2021, non è stata rinnovata e nel 2022 è stata sostituita da Quota 102 che ha alzato il requisito anagrafico a 64 anni.

Vedi Anche:  Agevolazioni assunzioni over 50

Opzione donna:

Si tratta di un’opzione indirizzata alle sole donne, cui è concesso di accedere alla pensione con almeno 35 anni di contribuzione e 58 anni di età se dipendenti (59 se autonome) in alternativa alle altre forme di pensionamento, laddove i requisiti siano stati maturati entro il 31 dicembre 2021, prorogata dalla Legge di Bilancio per il 2022. Viene tuttavia prevista una finestra tra la maturazione dei requisiti e l’effettiva ricezione del proprio assegno pensionistico. Il tempo di attesa è pari a 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le autonome.

L’importo della pensione con opzione donna viene calcolato con il metodo contributivo, a prescindere da quando sono stati effettivamente versati i contributi (sistema misto o ex retributivo): nella maggior parte dei casi, ciò si traduce di fatto in una penalizzazione nell’importo dell’assegno pensionistico.

APE sociale:

L’APE sociale permette a particolari categorie di lavoratori di avere, una volta raggiunti i 63 anni di età e i 30 anni di contributi (32 oppure 36 per gli addetti alle mansioni gravose; previsto invece uno sconto fino a 2 anni per le lavoratrici madri), una sorta di assegno ponte fino alla maturazione dei requisiti necessari alla pensione di vecchiaia.

Nel concreto, l’APE sociale si traduce quindi in una sorta di sussidio di accompagnamento alla pensione erogato dallo Stato a soggetti che si trovano in condizioni di particolare bisogno (disoccupati, invalidi civili e addetti a mansioni gravose) così come individuati dalla legge estese dall’ultima manovra finanziaria a tutto il 2022

Contratto di espansione:

Si tratta di uno strumento che consente il pensionamento anticipato fino a un massimo di 5 anni dal raggiungimento della pensione, a fronte di un’indennità versata dall’impresa per il tramite dell’INPS.
In alternativa, può essere prevista la programmazione di riduzioni orario o sospensione del personale dipendente, cui viene riconosciuto un trattamento di cassa integrazione straordinaria per un periodo massimo complessivo di 18 mesi, anche non continuativi tra loro.

Isopensione:

Si tratta di uno scivolo pensionistico interamente pagato dall’azienda ai dipendenti del settore privato in attesa della maturazione dei requisiti necessari per la pensione, in presenza di uno specifico accordo e a condizione che l’azienda impieghi mediamente più di 15 dipendenti e si impegni a versare un assegno di importo equivalente alla pensione (garantendo al contempo la relativa copertura contributiva).

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Argomento: Previdenza Sociale

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