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TFR maturato e rimasto in azienda

Un uomo in camicia e cravatta con espressione confusa, con le mani alzate e testo che dice: "TFR in azienda? Fondo pensione? Come si recupera?" che riflette l'incertezza riguardo la gestione del TFR.Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è una somma di denaro che l’azienda accantona per ogni dipendente, calcolata come una parte del salario annuale, destinata a essere pagata al termine del rapporto di lavoro. Il TFR è anche conosciuto come liquidazione o buonuscita. Questo meccanismo serve come forma di risparmio forzato, per garantire al lavoratore una somma al momento dell’uscita dall’azienda, che sia per pensionamento, licenziamento, dimissioni o altro motivo. Puoi decidere di lasciare il TFR accumulato direttamente presso il tuo datore di lavoro, che è l’opzione più semplice ma comporta rischi se l’azienda dovesse avere problemi finanziari. Un’altra possibilità è trasferirlo a un fondo pensione negoziale.

Quando si parla di TFR lasciato in azienda fino alla conclusione del rapporto lavorativo emergono numerose domande: è realmente conveniente mantenere il TFR in azienda? Quali rendimenti si possono aspettare da questa scelta? E infine, come può essere recuperato il TFR una volta che il rapporto di lavoro si conclude?

Integrare il TFR con il welfare aziendale:

Un’opportunità sempre più diffusa è quella di arricchire il proprio Trattamento di Fine Rapporto attraverso strumenti aggiuntivi offerti dall’azienda, come il welfare aziendale o altri benefit integrativi. Molte imprese mettono a disposizione dei dipendenti pacchetti di welfare che includono beni, servizi, buoni spesa o contributi aggiuntivi a favore della previdenza complementare.

Questi benefit non solo possono essere utilizzati per coprire esigenze immediate, ma anche per incrementare le somme destinate alla pensione integrativa. In particolare, una parte del welfare aziendale può essere destinata a fondi pensione negoziali o aperti, contribuendo a costruire un futuro previdenziale più solido e beneficiando al contempo di vantaggi fiscali.

I contributi versati dal lavoratore o direttamente dall’azienda alla previdenza complementare sono infatti spesso deducibili dal reddito imponibile, con un conseguente risparmio sulle imposte IRPEF.

In sintesi: integrare il TFR con forme di welfare aziendale è una strategia vantaggiosa che consente di aumentare il capitale disponibile alla fine del rapporto di lavoro e di ottenere benefici fiscali durante l’attività lavorativa. Una soluzione da considerare con attenzione, in base alle proprie esigenze personali e alle opportunità offerte dalla propria azienda.

Su Consulentedellavoro.it trovi le risposte a queste e altre domande. Continua la lettura dell’articolo per scoprire tutto ciò che c’è da sapere sul TFR maturato e rimasto in azienda.

Cos’è il TFR maturato e rimasto in azienda?

Il termine “TFR maturato e rimasto in azienda” si riferisce alla situazione in cui un lavoratore decide di lasciare il proprio Trattamento di Fine Rapporto (TFR) presso l’azienda per cui lavora, anziché destinarlo ad altre forme di previdenza complementare o investirlo in altro modo (fondi pensione o altre soluzioni previdenziali). Questo accumulo in azienda continua fino alla fine del rapporto di lavoro del dipendente.

Quando si fa questa scelta? Quando inizi a lavorare per un’azienda, ti verrà dato un modulo chiamato TFR2. Compilando questo modulo, decidi se tenere il Trattamento di Fine Rapporto nell’azienda dove lavori o se metterlo in un fondo pensione complementare.

Dovrai consegnare il modulo compilato entro 6 mesi dall’inizio del lavoro. Se non lo fai, il tuo TFR andrà automaticamente nel fondo pensione indicato nel tuo contratto collettivo di lavoro. Una volta scelto il fondo pensione, non puoi cambiare idea mentre puoi sempre decidere di spostare il TFR accumulato in un fondo pensione anche se inizialmente avevi scelto di lasciarlo in azienda. Se cambi lavoro e nel lavoro precedente avevi lasciato il TFR in azienda, il nuovo datore di lavoro continuerà a fare lo stesso, a meno che tu non decida di cambiare.

In caso di tfr rimasto in azienda, la gestione varia a seconda delle dimensioni di quest’ultima:

  • In aziende con meno di 50 dipendenti, il TFR è gestito direttamente dal datore di lavoro. Questo significa che il tuo datore di lavoro lo tiene da parte per te e lo accumula fino al momento in cui lasci l’azienda, quando te lo pagherà direttamente.
  • In aziende con 50 o più dipendenti, il TFR viene versato al Fondo Tesoreria INPS. Quindi, ogni mese, l’azienda calcola il TFR che ciascun dipendente ha maturato e lo versa al Fondo di Tesoreria gestito dall’INPS utilizzando il modello F24, un modulo utilizzato per il pagamento di tasse, contributi e premi.

Alla fine del rapporto di lavoro, la liquidazione accumulata ti viene pagata dal datore di lavoro nella tua ultima busta paga che recupera queste somme dall’INPS, usando questi soldi come credito d’imposta per pagare meno tasse.

Differenza tra TFR in azienda per privati e pubblici:

È importante sottolineare che le regole finora descritte si applicano esclusivamente ai lavoratori del settore privato. Per i dipendenti pubblici, infatti, le modalità di gestione del trattamento di fine rapporto sono differenti.

Nel pubblico impiego si parla generalmente di TFS (Trattamento di Fine Servizio), che presenta criteri di calcolo distinti rispetto al TFR del settore privato. Inoltre, il TFS prevede spesso tempi di erogazione più lunghi, che possono arrivare anche a diversi mesi o anni dopo la cessazione del rapporto di lavoro, in base alla normativa vigente e alla situazione specifica del lavoratore.

Di conseguenza, se sei un dipendente della pubblica amministrazione, è necessario fare riferimento a norme specifiche del comparto pubblico per conoscere esattamente tempistiche, modalità di calcolo e criteri di liquidazione del tuo trattamento di fine servizio.

Calcolare il TFR maturato e rimasto in azienda

Il calcolo del proprio TFR maturato e rimasto in azienda segue una formula specifica basata sulla retribuzione annua del lavoratore e su una rivalutazione annuale.

Ogni anno, si calcola una quota del TFR basandosi sulla retribuzione annuale totale del dipendente. La formula è la seguente: prendi l’importo totale della retribuzione annua e dividilo per 13,5.

Esempio: se la retribuzione annua di un dipendente è di 27.000 euro, l’accantonamento del TFR per quell’anno sarà calcolato come 27.000 / 13,5 = 2.000 euro. Questo significa che 2.000 euro sarà la somma accantonata per il TFR di quell’anno.

La somma accantonata viene poi rivalutata ogni anno. La rivalutazione annuale è pari all’1,5% più il 75% dell’incremento percentuale dell’indice dei prezzi al consumo (IPC) misurato dall’ISTAT rispetto al mese di dicembre dell’anno precedente.

Esempio: supponiamo che l’indice dei prezzi al consumo sia aumentato del 2% rispetto all’anno precedente. La rivalutazione del TFR sarà quindi 1,5% + (75% di 2%), cioè 1,5% + 1,5% = 3%. Se in quell’anno il TFR accantonato è di 2.000 euro, allora sarà rivalutato del 3%, ovvero aumenterà di 60 euro (2.000 euro * 3% = 60 euro).

Come richiedere un anticipo sul TFR in azienda?

Il lavoratore ha la possibilità di richiedere un’anticipazione del TFR direttamente al proprio datore di lavoro, ma solo in presenza di specifiche condizioni previste dalla legge. L’anticipo può essere richiesto, ad esempio, per:

  • spese sanitarie di particolare entità per sé o per i familiari;
  • l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa, propria o dei figli;
  • altri motivi specifici previsti dalla normativa vigente.

Tuttavia, anche in presenza dei requisiti, è importante sapere che:

  • l’importo dell’anticipo non può superare il 70% del TFR maturato fino a quel momento;
  • il datore di lavoro ha l’obbligo di concedere anticipi solo entro i limiti annui del 10% dei dipendenti aventi diritto e, comunque, non oltre il 4% della forza lavoro complessiva dell’azienda.

In sintesi: per ottenere l’anticipo del TFR è necessario presentare una richiesta motivata e dimostrare di rientrare tra i casi previsti dalla legge, tenendo presente che esistono limiti quantitativi annuali che possono influire sulla possibilità concreta di ottenere l’anticipo richiesto.

Lasciare il tfr in azienda o versare al fondo pensione?

Decidere la destinazione del tfr è una scelta importante che dipende da vari fattori e che presenta vantaggi e svantaggi.

Cosa succede se il TFR rimane in azienda? Questo verrà tassato con un’aliquota media calcolata sugli ultimi cinque anni, ma non inferiore al 23%. Questa tassazione si applica sia se il TFR rimane in azienda sia se è depositato nel Fondo Tesoreria INPS. Verrà poi liquidato alla cessazione del rapporto di lavoro, sia esso per dimissioni, licenziamento o pensionamento.

Quali sono i vantaggi?

  • Semplicità: non sono necessarie azioni particolari da parte del dipendente. Il TFR viene automaticamente accantonato dall’azienda.
  • Garanzia minima di rivalutazione: è rivalutato annualmente con un tasso garantito minimo che tiene conto dell’inflazione più un piccolo interesse aggiuntivo.

E i svantaggi?

  • Rischio aziendale: se l’azienda dovesse fallire o avere problemi finanziari, il TFR potrebbe essere a rischio, specialmente se l’azienda non è in grado di coprire i suoi debiti.
  • Rendimenti potenzialmente bassi: la rivalutazione potrebbe essere inferiore ai rendimenti potenzialmente ottenibili attraverso altre forme di investimento, come i fondi pensione.
D’altra parte, il versamento del TFR in un fondo pensione è considerato più vantaggioso per via dei benefici fiscali e della potenziale riduzione delle aliquote con il passare degli anni. I contributi al fondo pensionistico godono di una tassazione ridotta del 15% al momento del ritiro. Questa aliquota può ulteriormente diminuire dello 0,30% per ogni anno di contribuzione oltre i 15 anni, fino a un minimo del 9% dopo 35 anni di contribuzione. Tuttavia, a differenza del conferimento del tfr in azienda, i fondi in un piano di previdenza complementare sono generalmente accessibili solo al momento del pensionamento, sebbene esistano possibilità di riscatto anticipato sotto certe condizioni.

Perché iniziare presto a versare il TFR in un fondo pensione?

Se stai considerando di destinare il TFR a un fondo pensione, farlo il prima possibile può offrirti vantaggi concreti e duraturi. Ecco perché conviene iniziare presto:

Maggiore vantaggio fiscale nel tempo
L’aliquota fiscale applicata alla pensione complementare parte dal 15% e si riduce dello 0,30% per ogni anno di partecipazione successivo al quindicesimo, fino a raggiungere il minimo del 9% dopo 35 anni. In pratica, prima inizi a versare, meno tasse pagherai quando deciderai di riscattare il capitale.

L’effetto dell’interesse composto nel lungo periodo
Investire in un fondo pensione sin da subito ti permette di sfruttare il compounding, ovvero gli interessi che si accumulano non solo sul capitale versato ma anche sui rendimenti generati negli anni. Anche piccoli versamenti iniziali possono crescere in modo significativo con il tempo, grazie all’effetto valanga dell’interesse composto.

Flessibilità e controllo
Iniziando presto, potrai valutare con calma se aumentare i contributi o diversificare le scelte di investimento in base alla tua situazione personale o professionale. Questo ti offre maggiore controllo e possibilità di gestione attiva delle risorse.

Minore stress vicino alla pensione
Avere un fondo pensione attivo da tempo ti aiuta ad affrontare con più serenità l’avvicinarsi dell’età pensionabile. I piccoli versamenti effettuati in anticipo possono trasformarsi in un capitale importante, evitandoti decisioni affrettate all’ultimo minuto.

In sintesi:
Cominciare presto a costruire la propria previdenza complementare significa beneficiare di un regime fiscale più favorevole, far crescere il capitale nel lungo periodo e assicurarsi maggiore tranquillità per il futuro. Prima inizi, maggiori saranno le risorse su cui potrai contare.

Dove si vede il tfr maturato sul CUD?

In quale sezione della Certificazione Unica viene indicato il TFR che non è stato ancora pagato ma è stato maturato e tenuto in azienda fino alla conclusione del rapporto di lavoro? Il TFR, anche se non è stato fisicamente erogato, deve essere documentato come parte delle retribuzioni differite.

Per capire dove si trova nella Certificazione Unica (CU), che ha sostituito il CUD nel 2015, è importante sapere come leggere questo documento utilizzato per la dichiarazione dei redditi. Cerca la sezione specifica che si occupa del “Trattamento di fine rapporto e altre indennità” dove vengono riportate tutte le somme relative al TFR che non sono state ancora pagate ma sono state accumulate durante il periodo di lavoro.

Quadro specifico: guarda nel quadro denominato “Trattamento di fine rapporto, indennità equipollenti, altre indennità e prestazioni in forma di capitale soggette a tassazione separata”. Qui troverai vari campi numerati che dettagliano le diverse componenti delle indennità e del TFR.

Campi da consultare:

  • Campi dall’801 all’813: Questi campi sono particolarmente rilevanti se il rapporto di lavoro è terminato durante l’anno e non hai ricevuto alcun pagamento tassato. Qui potrai vedere l’importo del TFR che hai maturato fino alla fine del tuo rapporto di lavoro.

TFR maturato e rimasto in azienda: Come si recupera?

Il Trattamento di Fine Rapporto è un diritto del lavoratore garantito dalla legge. Cosa fare però in caso di tfr maturato e rimasto in azienda anche dopo la cessazione del rapporto di lavoro?

Controlla prima di tutto i termini previsti dal tuo contratto di lavoro o dal contratto collettivo applicabile per la liquidazione. Di norma, le aziende hanno l’obbligo di pagare il TFR maturato entro un termine che può variare da poche settimane a qualche mese dalla data di cessazione del rapporto di lavoro:

  • Entro 12 mesi (nel caso di dimissioni volontarie)
  • Entro 30 giorni (nel caso di licenziamento)

Come recuperare TFR non pagato?

Se il pagamento non avviene entro il termine stabilito, il primo passo è contattare il reparto risorse umane o l’amministrazione della tua ex azienda. Richiedi informazioni sullo stato del pagamento e sollecita l’erogazione. Invia una comunicazione formale, come una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno o una email certificata, in cui richiedi il pagamento del TFR. Questo serve a lasciare una traccia documentata della tua richiesta.

Se non ricevi risposta o se l’azienda si rifiuta di pagare, puoi fare un reclamo diretto all’INPS, allegando tutte le documentazioni necessarie come le buste paga e le comunicazioni con l’ex datore di lavoro. L’INPS potrà così avviare un’indagine e adottare misure per assicurare il pagamento.

Se le tue richieste continuano a essere ignorate, potrebbe essere utile consultare un avvocato o rivolgerti al tuo sindacato per assistenza. Queste figure possono offrirti supporto legale e aiutarti a intraprendere le azioni appropriate. In ultima fase, se le vie amichevoli non portano a una soluzione, l’ultimo passo può essere avviare una procedura legale contro l’azienda per il recupero. Questo passaggio dovrebbe essere considerato come ultima risorsa, dopo aver tentato con tutte le altre opzioni.

Se non sai a chi rivolgerti, puoi richiedere una consulenza gratuita compilando il nostro modulo. Scopri come  i nostri consulenti del lavoro possono aiutarti in caso di TFR maturato e rimasto in azienda.

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