Domande frequenti
Che cos’è il mobbing?
Il mobbing è un insieme di comportamenti vessatori, ripetuti e sistematici, messi in atto da colleghi o superiori con l’obiettivo di isolare, umiliare o spingere un lavoratore a lasciare il posto di lavoro. Non si tratta di un singolo episodio, ma di una condotta continuativa che genera un ambiente ostile e dannoso per la salute psicofisica della vittima.
Qual è la differenza tra mobbing e straining?
Il mobbing è caratterizzato da una serie di comportamenti ostili ripetuti e sistematici nel tempo, che creano un ambiente di lavoro nocivo. Lo straining, invece, può basarsi anche su un singolo atto o pochi episodi ad alto impatto che producono un disagio permanente.
Esiste una durata minima per parlare di mobbing?
Non c’è una durata fissa stabilita dalla legge. Conta la sistematicità e l’intensità delle condotte vessatorie. Alcune sentenze hanno considerato periodi di alcuni mesi, ma ogni caso viene valutato nella sua globalità.
Che prove servono per dimostrare il mobbing?
È fondamentale raccogliere prove concrete: diario dettagliato degli episodi, e-mail e messaggi, testimonianze di colleghi, certificazioni mediche o psicologiche, documenti aziendali e segnalazioni interne.
Posso registrare conversazioni come prova di mobbing?
La registrazione può essere utilizzata solo se effettuata nel rispetto della normativa sulla privacy e se il registrante è parte della conversazione. Prima di procedere, è sempre consigliabile consultare un avvocato.
A chi devo rivolgermi per denunciare il mobbing?
I primi interlocutori possono essere il datore di lavoro, l’ufficio HR o il sindacato. Se la situazione non si risolve, ci si può rivolgere a un consulente del lavoro o a un avvocato specializzato. Per condotte penalmente rilevanti è possibile presentare querela presso le autorità competenti.
Il mobbing è considerato un reato penale?
Non esiste un reato specifico di “mobbing” nel codice penale italiano. Tuttavia, singoli comportamenti che lo compongono (come minacce, molestie o lesioni) possono costituire reati perseguibili penalmente.
Quali danni posso chiedere come risarcimento per mobbing?
In sede civile si possono richiedere danni morali, psicologici, biologici e professionali, purché sia dimostrato il nesso causale con le condotte subite.
Quanto tempo ho per denunciare il mobbing?
Dipende dal tipo di azione. Per i reati che richiedono querela, la legge prevede 3 mesi dall’ultimo episodio. Per le azioni civili i termini di prescrizione sono più lunghi, ma è sempre consigliabile agire il prima possibile.
Cosa rischia chi denuncia il mobbing?
Il lavoratore può temere isolamento o ritorsioni, ma la denuncia è uno strumento di tutela dei propri diritti. Con l’assistenza di sindacati e professionisti si riducono i rischi e si rafforza la propria posizione.
Cosa rischia chi viene denunciato per mobbing?
Il datore o collega responsabile può essere condannato al risarcimento dei danni morali, psicologici e fisici. Se le condotte integrano reati, può subire anche pene penali come multe o detenzione.
Quali sono le responsabilità del datore di lavoro in caso di mobbing?
Il datore di lavoro è obbligato per legge a prevenire e contrastare il mobbing, valutando i rischi psicosociali e intervenendo tempestivamente. In caso di inerzia può essere ritenuto civilmente responsabile.
Cos’è il bossing?
Il bossing è una forma di mobbing verticale discendente, cioè quando un superiore utilizza il suo potere per vessare un subordinato con l’obiettivo di isolarlo o spingerlo alle dimissioni.
In breve
- Cos’è: il mobbing è un insieme di condotte vessatorie e ripetute che creano un ambiente di lavoro ostile, con gravi ripercussioni sulla salute psicofisica del lavoratore.
- Prove: diario degli episodi, e-mail, messaggi, testimonianze di colleghi, certificazioni mediche o psicologiche, raccolti in modo lecito e ordinato.
- Passi: iniziare con i canali interni (HR, datore di lavoro, sindacato), poi rivolgersi a un professionista per valutare un’azione legale civile o una querela per singole condotte penalmente rilevanti.
- Rischi/benefici: chi denuncia può temere isolamento o ritorsioni, ma può ottenere tutela dei propri diritti, risarcimenti e miglioramento dell’ambiente lavorativo.
Il mobbing sul lavoro è un fenomeno diffuso ma spesso sottovalutato, che si manifesta attraverso comportamenti ripetuti e sistematici di emarginazione, umiliazione o isolamento ai danni di un lavoratore. Non si tratta solo di un problema sociale: ha conseguenze gravi sulla salute psicofisica della vittima e può compromettere l’intera carriera professionale.
La normativa italiana prevede strumenti di tutela specifici, ma denunciare il mobbing non è semplice: servono prove solide, si temono ritorsioni o isolamento, e c’è il rischio di essere percepiti come “problematici”.
In questa guida approfondita vedremo in modo chiaro:
- quali sono i rischi concreti legati a una denuncia per mobbing, sia per chi denuncia sia per chi viene denunciato;
- quali prove servono per dimostrare il mobbing e come raccoglierle correttamente;
- quali sono i passaggi pratici per rivolgersi alle autorità o intraprendere un’azione legale.
Ultimo aggiornamento:
Denuncia Per Mobbing sul Lavoro: Cos'è e Cosa Significa
Il mobbing è una forma di violenza psicologica e morale sul luogo di lavoro caratterizzata da comportamenti ripetuti e sistematici che mirano a emarginare, umiliare o escludere una persona o un gruppo di persone. Secondo la Corte di Cassazione italiana, il mobbing comprende una serie di atti persecutori protratti nel tempo, che creano un ambiente di lavoro ostile e compromettente per la salute psicofisica del lavoratore.
Questo fenomeno può manifestarsi attraverso una serie di azioni negative e ripetute, come offese, umiliazioni, critiche ingiustificate, isolamento, sabotaggio del lavoro e assegnazione di compiti umilianti o inutili. L’obiettivo del mobbing è spesso quello di emarginare la vittima, portandola a sentirsi insicura, stressata e, in alcuni casi, a dimettersi dal lavoro.
Definizione Giuridica e Psicologica di Mobbing
Il mobbing è definito come un insieme di comportamenti vessatori, ripetuti e sistematici, che hanno lo scopo di isolare, umiliare o emarginare un lavoratore. Non si tratta di conflitti occasionali o di singole discussioni, ma di un processo persecutorio continuativo che altera l’ambiente di lavoro e compromette la salute psicofisica della vittima.
Dal punto di vista giuridico, la Corte di Cassazione ha chiarito che il mobbing si configura quando la reiterazione delle condotte genera un clima ostile, lesivo della dignità e dei diritti fondamentali del lavoratore (art. 2087 c.c. e D.Lgs. 81/2008 sulla sicurezza sul lavoro).
Sul piano psicologico, il mobbing è stato studiato sin dagli anni ’80 dallo psicologo Heinz Leymann, che lo descrisse come un insieme di micro-azioni ostili che, sommate nel tempo, possono causare gravi conseguenze come ansia, depressione e perdita di autostima.
Curiosità sul termine mobbing
Lo sapevi?
Il termine "mobbing" deriva dal verbo inglese to mob, che significa assalire o attaccare in massa.
In origine era usato in etologia per descrivere il comportamento di alcuni animali, in particolare uccelli, che si uniscono per allontanare un predatore.
Solo negli anni ’80 lo psicologo svedese Heinz Leymann ha adattato il concetto al contesto lavorativo, descrivendo le dinamiche persecutorie contro un dipendente.
Differenza tra conflitto e mobbing
Non ogni tensione o divergenza sul posto di lavoro può essere definita mobbing. È importante distinguere tra un normale conflitto professionale e una vera e propria condotta vessatoria.
Conflitto
Un conflitto lavorativo nasce da divergenze di opinioni, contrasti caratteriali o obiettivi professionali differenti.
È generalmente circostritto nel tempo e può essere risolto con il dialogo, la mediazione o l’intervento del datore di lavoro.
Mobbing
Il mobbing si distingue per la ripetizione sistematica di comportamenti ostili, intenzionali e mirati a isolare o danneggiare un lavoratore.
Non è un episodio isolato, ma una strategia persecutoria continuativa con conseguenze psicologiche e giuridiche rilevanti.
Tipologie di mobbing sul lavoro
Le tre varianti principali sono:
- il mobbing orizzontale, che avviene tra colleghi di pari livello;
- il mobbing verticale o bossing, esercitato da superiori verso subordinati (discendente) o, più raramente, dai subordinati verso i superiori (ascendente);
- il mobbing ascendente, in cui un gruppo di dipendenti prende di mira un responsabile o un capo.
Mobbing orizzontale
Avviene tra colleghi di pari livello. Si manifesta con esclusione dalle attività lavorative, pettegolezzi, sabotaggi o critiche ingiustificate.
È spesso il frutto di rivalità, invidia o dinamiche di gruppo che mirano a isolare un lavoratore.
Mobbing verticale o bossing
È la forma più comune: un superiore utilizza il proprio potere per vessare un subordinato.
Può includere compiti dequalificanti, punizioni ingiuste o esclusione deliberata, con l’obiettivo di spingere il dipendente alle dimissioni.
Mobbing ascendente
Più raro, si verifica quando un gruppo di dipendenti prende di mira un responsabile o un capo.
Può emergere in contesti di cambiamento organizzativo, dove i subordinati non accettano la leadership o ne ostacolano l’operato.
Mobbing, straining e molestie: differenze importanti
Non tutti i comportamenti ostili sul luogo di lavoro rientrano nella definizione di mobbing. Esistono situazioni simili, come lo straining e le molestie, che presentano elementi in comune ma hanno anche differenze fondamentali dal punto di vista giuridico e psicologico. Confrontarle è utile per capire quando una condotta diventa legalmente rilevante per la denuncia.
Mobbing, straining e molestie a confronto
| Fenomeno | Caratteristiche principali | Durata | Rilevanza giuridica |
|---|---|---|---|
| Mobbing | Serie di atti persecutori ripetuti e sistematici che mirano a isolare o spingere la vittima a lasciare il lavoro. | Continuativa (mesi o anni). | Può dare luogo a azioni civili per danni e, se include reati, anche penali. |
| Straining | Singoli episodi o pochi atti ad alto impatto che generano un disagio permanente. | Può bastare un solo episodio. | Può comportare responsabilità civile per danni psico-fisici. |
| Molestie | Condotte indesiderate a sfondo sessuale o discriminatorio, verbali, fisiche o psicologiche. | Anche isolate, se gravi. | Possono costituire reato penale (es. molestie, violenza sessuale, discriminazioni). |
Quando si può denunciare il mobbing
La denuncia per mobbing sul lavoro non può basarsi su episodi sporadici o conflitti isolati: deve emergere un vero e proprio disegno persecutorio, continuativo e mirato. Per questo la giurisprudenza ha stabilito alcuni criteri fondamentali che aiutano a distinguere il mobbing da altre situazioni di tensione lavorativa.
La legge italiana non stabilisce una soglia temporale fissa per definire quando un comportamento ostile diventa mobbing. Ciò che conta non è il numero di mesi, ma il complesso delle condotte e la loro capacità di creare un ambiente di lavoro gravemente pregiudizievole per la vittima.
- in più pronunce è stato ritenuto necessario un arco temporale di almeno sei mesi di condotte reiterate (ad esempio Cass. civ., sez. lav., n. 22893/2008);
- deve essere chiara l’intenzione persecutoria, cioè l’obiettivo di isolare, umiliare o costringere la vittima a dimettersi.
- altre sentenze hanno riconosciuto il mobbing anche in periodi più brevi, purché la frequenza e l’intensità degli episodi fossero tali da determinare un pregiudizio evidente (Cass. civ., sez. lav., n. 3291/2016).
Il giudice valuta caso per caso, considerando la sistematicità, l’intenzionalità persecutoria e gli effetti concreti sulla salute e sulla dignità del lavoratore.
Prove utili per dimostrare il mobbing
Uno degli aspetti più complessi nelle cause di mobbing sul lavoro è la raccolta delle prove. Non esistendo una legge specifica che disciplini in modo autonomo il mobbing, spetta al lavoratore dimostrare il complesso delle condotte vessatorie e il danno subito.
La giurisprudenza della Corte di Cassazione (tra cui Cass. civ., Sez. Lav., n. 10037/2015 e n. 28603/2019) ha chiarito che il giudice valuta la complessiva ricostruzione dei fatti, basandosi su documenti, testimonianze e certificazioni mediche. Ciò significa che anche episodi apparentemente legittimi (come rifiuti di permessi o critiche lavorative) possono assumere rilevanza se reiterati in modo discriminatorio e persecutorio.
Per rafforzare una denuncia, è utile raccogliere e conservare:
- Diario degli episodi: annotazioni cronologiche su date, luoghi e comportamenti ostili subiti.
- E-mail e messaggi: comunicazioni scritte che dimostrano toni aggressivi, esclusioni o direttive umilianti.
- Documenti aziendali: ordini di servizio, note disciplinari o valutazioni ingiustificatamente negative.
- Testimonianze di colleghi: dichiarazioni di chi ha assistito agli episodi.
- Certificazioni mediche o psicologiche: referti che attestano i danni alla salute derivanti dal clima ostile.
- Eventuali registrazioni o foto (solo se consentite dalla legge): in Italia, ad esempio, una registrazione fatta dal lavoratore presente alla conversazione può avere valore probatorio.
Nota privacy
In Italia, una registrazione audio fatta da chi partecipa alla conversazione è considerata lecita e può essere utilizzata in giudizio per tutelare un proprio diritto, anche senza il consenso degli altri interlocutori. La Corte di Cassazione (sent. n. 28398/2022) ha confermato che tali registrazioni sono ammissibili come prova, purché usate esclusivamente per scopi difensivi.
Resta però vietato diffondere pubblicamente queste registrazioni (ad esempio sui social), poiché ciò può integrare reati di diffamazione o violazioni della privacy.
Fonti
VETL – Prove di mobbing e parametri giurisprudenziali
Cybersecurity360 – Registrazione conversazioni e privacy sul lavoro
Avvocati Polenzani Brizzi – Utilizzo delle registrazioni nei processi di lavoro
Come denunciare il mobbing sul lavoro
Denunciare il mobbing è un passo delicato ma fondamentale per tutelare i propri diritti. Non esistendo una legge ad hoc che disciplini esclusivamente questo fenomeno, è importante agire seguendo un percorso graduale e ben documentato.
Quali sono i passaggi più comuni?
-
Segnala internamente il problema
Informa per iscritto l’ufficio HR, il datore di lavoro o i rappresentanti sindacali, chiedendo un intervento tempestivo.
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Coinvolgi medico competente o RSPP
Se gli episodi incidono sulla salute, segnala la situazione agli organi previsti dal D.Lgs. 81/2008 per la sicurezza sul lavoro.
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Consulta un legale o un consulente del lavoro
Rivolgiti a un professionista esperto per valutare le prove raccolte e impostare la strategia difensiva più efficace.
-
Valuta l’azione civile
Puoi chiedere al giudice del lavoro il risarcimento dei danni morali, psicologici e patrimoniali subiti.
-
Presenta querela se ci sono reati
Se gli episodi comprendono minacce, molestie o lesioni personali, puoi presentare querela presso Procura, polizia o carabinieri entro i termini di legge (generalmente 3 mesi dall’ultimo episodio).
Serve aiuto per denunciare un caso di mobbing?
Come si redige una denuncia scritta per mobbing?
La denuncia scritta per mobbing è uno strumento fondamentale per tutelare i propri diritti e mettere formalmente a conoscenza l’azienda dei comportamenti subiti. Non sostituisce le azioni giudiziarie (civili o penali), ma rappresenta un passaggio importante per documentare la situazione e sollecitare un intervento interno.
Per avere valore legale, deve essere trasmessa con modalità tracciabili, come raccomandata A/R o PEC.
Elementi chiave della denuncia scritta:
- Dati anagrafici e recapiti del denunciante: nome, cognome, indirizzo, contatti e codice fiscale.
- Destinatario: indicare l’azienda, l’ufficio HR o la persona responsabile della gestione delle segnalazioni.
- Oggetto: specificare che si tratta di una segnalazione di mobbing sul lavoro.
- Descrizione dettagliata dei comportamenti subiti: episodi, frequenza, modalità, circostanze e nominativi dei soggetti coinvolti.
- Impatto su salute e lavoro: spiegare gli effetti sul benessere psicofisico e sull’attività professionale, allegando referti o altra documentazione.
- Richiesta di intervento: sollecitare l’azienda ad adottare misure concrete per interrompere i comportamenti lesivi.
- Avvertimento di ulteriori azioni: chiarire che, in assenza di risposta, si potrà ricorrere all’Ispettorato del Lavoro o all’Autorità Giudiziaria.
- Luogo, data e firma.
modello di denuncia per mobbing (fac-simile)
Se ti trovi nella spiacevole situazione di dover formalizzare una segnalazione di mobbing, può essere utile avere un modello di riferimento. Di seguito trovi un fac-simile che puoi adattare al tuo caso specifico, inserendo i dettagli e allegando la documentazione raccolta.
Se devi formalizzare una segnalazione di mobbing, puoi partire da questa traccia e adattarla al tuo caso, allegando prove e documenti raccolti. Per valore legale, inviala via PEC o raccomandata A/R.
Da:
[Tuo nome e cognome]
[Indirizzo completo]
[CAP – Città]
[Telefono – Email – Codice fiscale]
A:
[Nome Azienda / Ufficio HR / Datore di lavoro]
[Sede legale / Indirizzo completo]
Oggetto:
Segnalazione – Denuncia per mobbing sul luogo di lavoro
Testo della denuncia
Con la presente, intendo segnalare formalmente una situazione di mobbing di cui sono vittima presso la Vostra azienda. In particolare, a partire da [data di inizio], ho subito i seguenti comportamenti ripetuti e vessatori:
- Critiche pubbliche e ingiustificate sul mio rendimento lavorativo;
- Negazione sistematica di permessi senza valide motivazioni, a differenza di altri colleghi;
- Affidamento di compiti umilianti o non coerenti con la mia qualifica;
- Esclusione da riunioni e iniziative aziendali rilevanti.
Tali condotte hanno prodotto conseguenze sulla mia salute psicofisica e sulla mia attività professionale, come documentato da [eventuali certificati medici / relazioni specialistiche].
A supporto di quanto dichiarato, allego:
- Copie di email, messaggi e comunicazioni scritte ricevute;
- Eventuali testimonianze di colleghi;
- Referti medici e documentazione sanitaria.
Con la presente, chiedo all’azienda di adottare misure immediate per far cessare tali condotte e ristabilire un ambiente di lavoro sano e rispettoso. In assenza di riscontro, mi riservo di tutelare i miei diritti presso l’Ispettorato del Lavoro e l’Autorità Giudiziaria competente.
Luogo e data: __________________________
Firma: _________________________________
Nota: questo fac-simile non sostituisce la consulenza legale. Prima di inviare, valuta una revisione con un professionista.
A chi denunciare?
Il lavoratore che subisce mobbing può rivolgersi a diversi soggetti, in base alla gravità degli episodi e agli obiettivi che intende perseguire.
Ufficio HR o sindacato
Primo canale da attivare, soprattutto nei casi di mobbing orizzontale. Permette di tentare una risoluzione interna e documentare ufficialmente gli episodi.
Procura della Repubblica
Competente per la presentazione di una querela nei casi in cui il mobbing includa reati (minacce, molestie, lesioni personali). La querela va presentata entro 90 giorni dall’ultimo episodio.
Polizia o Carabinieri
È possibile depositare la querela direttamente presso commissariati o stazioni, che la trasmetteranno poi alla Procura.
Giudice di Pace
In alcuni casi può accogliere la querela, specie per condotte di minore gravità (es. molestie o ingiurie). La valutazione spetta sempre all’autorità giudiziaria.
Cosa si rischia con una denuncia per mobbing
Presentare una denuncia per mobbing è una decisione importante che può avere ripercussioni sia per la vittima sia per il presunto responsabile.
Chi subisce mobbing spesso teme conseguenze sul piano personale e professionale, mentre chi viene denunciato rischia sanzioni civili e, nei casi più gravi, anche penali.
Per comprendere meglio la portata di questa scelta, vediamo quali sono i principali rischi da considerare per entrambe le parti coinvolte.
Presentare una denuncia per mobbing è una decisione importante che può avere ripercussioni sia per la vittima sia per il presunto responsabile. Chi subisce mobbing spesso teme conseguenze sul piano personale e professionale, mentre chi viene denunciato rischia sanzioni civili e, nei casi più gravi, anche penali. Per comprendere meglio la portata di questa scelta, vediamo quali sono i principali rischi da considerare per entrambe le parti coinvolte.
Per chi denuncia
Denunciare può generare timori concreti: dal rischio di isolamento sul lavoro alla paura di ritorsioni da parte di colleghi o superiori. Alcuni lavoratori temono anche di essere etichettati come “problematici”, con possibili ripercussioni sulla carriera. Tuttavia, la denuncia resta uno strumento fondamentale per tutelare i propri diritti e ottenere giustizia.
Per chi viene denunciato
Se la denuncia viene accolta, il responsabile può essere condannato a risarcire i danni morali, psicologici e patrimoniali. Nei casi più gravi, se le condotte configurano reati (come minacce, molestie o lesioni personali), si rischiano anche pene detentive o multe. In ogni caso, il datore di lavoro è tenuto a garantire un ambiente di lavoro sicuro e può essere chiamato a rispondere in sede civile.